Pianfei (Cn), sabato 03 luglio 2021
E anche perché forse tocca tirare delle somme, non so.
Sembrano quelle cose da quarantenni. Me ne rendo conto.
Ma io ci torno a Genova, a ripetere quello che pensavo allora su che tipo di mondo vorrei e che vorrei ancora oggi, povero pirla.
Ma se è vero che solo i cretini non cambiano idea, mi pare che qui ci sia poco da discutere sul “come è poi andata a finire?”
Uno poi non vuole essere pessimista, però però però…
Solo alcune parole chiave, cosi tanto per esercizio di memoria: Torri Gemelle, Iraq e Afganistan, attentati, talebani, Siria, Bush figlio, il sempiterno zar Putin, Erdogan e tanti altri filantropi in giro per il mondo. Guerra, violenza cieca, ricatto economico, disuguaglianza, fame come strumenti diplomatici. Come fattori irrinunciabili di ogni calcolo macro e micro economico.
Inquinamento, riscaldamento globale. Pandemia.
Cosi tanto per essere grossolani e non voler entrare nei particolari. Se ho dimenticato qualcuno, mi si perdonerà.
Certo anche molte cose belle e importanti, tante vittorie e tanta fiducia nell’umanità tutta, ci mancherebbe. Ma sfuggono fra le dita.
Ma l’impressione è che il piatto della bilancia penda sempre e inesorabilmente verso il mare di cacca nel quale fare i tuffi a bomba.
Con i miliardari che ci mettono del loro a fare a gara di vettori spaziali e dare l’impressione a noi poveri stronzi che ci guarderanno da lassù una volta in più sorridendo, mentre galleggiamo.
Mentre facciamo le vasche a stile libero.
E di nuovo: sarà la crisi degli anta? Bah.
Mi pare sia questa la sensazione diffusa, vent’anni dopo.
Sconforto, misto a senso di impotenza, spesso condita di amara rassegnazione.
Hanno vinto loro?
Argh. No, no, no e no. Questo no.
Io cammino come sempre. L’unica cosa che so fare.
Per riflettere, ragionare, mettere insieme le idee.
Conoscere persone, scoprire luoghi. Parlare con entrambi.
Vedere da vicino come stanno le cose in Italia.
Usare il corpo e i suoi passi come metodo di indagine su un cammino “ostinato e contrario” (cit)
Di Opposta Direzione.
Mi aiutano gli amici. Tutti quelli che hanno voluto indicarmi un testo da condividere in viaggio.
E che ringrazio con il cuore in mano.
A tema libertà e resistenza.
Leggo e mi consolo. Ogni sera un pezzo per riflettere.
Resistenza non solo quella partigiana. Il senso stesso della parola. Quella quotidiana.
E da non confondere con “resilienza”, please, che durerà invece il tempo che deve durare come tutte le parole infilate ovunque a cazzo fino a svuotarle di significato, ancor meglio se anglofone.
Story telling. (gulp)
Graphic novel (sigh)
Top (risigh)
Maledetti. Perché le parole sono importanti.
E resistenza, resiste. Non si tocca e non si cambia.
E non ce la fregate pure questa.
Genova è soprattutto una storia di corpi violati. Questo è quello che resta.
E noi resistiamo tutti.
Opponiamo parole belle e intelligenti alla forza muscolare, bruta e ottusa.
E buon cammino.