• PASTORIZIA TRANSEUROPEA •

07 Settembre 2015, Pisticci – Craco Vecchia
Km percorsi: 22

Errante errando erro,
nomade no, per pastori è.
Camminare, beh,
un altro paio di maniche.

Scena 13

Fra le mura del borgo abbandonato pascolano le capre.
Ivan ha l’aria rapita. Quasi commosso.
È il tocco di antico ellenismo che sta cercando e che gli ha fatto muovere i passi fino qui.
Sbuca un pastore che ci saluta e ci parla. Ivan risponde cose a caso un po’ smarrito, e poi:
“Mazza che dialetto stretto che parlano qui, si capisce nulla!”
Maurizio: “Ci credo. È rumeno…”

Scena 14

Quando si dice “abbandonato” bisogna intenderlo in senso letterale. Nel 1963 la cittadella di Craco si è spopolata fino a rimanere un guscio vuoto preda del degrado. Contrariamente a quanto abituati in Italia, non si è trattato di un evento disastroso, ma di una lenta frana che ha spinto il paese sempre più in basso, dando il tempo alla popolazione di trasferirsi 6 km a valle, in un deprimente villaggio costruito ex novo in cemento, lungo la statale.
Soltanto dal 2011 l’amministrazione ha deciso di tentare una difficile riqualifica affidando il borgo alle cure di Nicola, che ora ci fa visitare case, vicoli e ruderi nell’aria immobile. Spiegandocene storia e segreti.
A parte il fascino indiscusso, per la nostra strana carovana, il luogo, è simbolico.
Il Lucania – Walk in progress è nato proprio così:
guardo una cartina della Basilicata seduto a terra in casa a Firenze.
Ivan: “Che fai?”
“Sto studiando i sentieri da mappare in Lucania a Settembre”
“Uuuuu che ficata. Non sai quanto mi piacerebbe suonare a Craco. Deve essere un posto pazzesco!”
Ed eccoci qui. A piedi. Nicola, acconsente e ci porta nell’androne del palazzo signorile Grossi per eseguire alcuni brani. Una cosa intima, un regalo per noi, nessun pubblico previsto. Come in un sogno.
Qualche leggera goccia d’acqua cade da nuvole polpose. La luce delle sei vira al porpora colorando gli intonaci scrostati.
Da dietro un angolo sbuca un serpentone di elmetti gialli. Un gruppo di Pomezia si ferma a tenerci compagnia, in silenzio, con un garbo che ha del commovente.
Esco a fumare per godere la visione di insieme in un istante unico e raro.
Sento alla mia destra due bolsi signori friggere sul posto: “Ma che adesso ce dobbiamo vedè tutto er concerto? Io vojo annà a casa…”
Subito dopo, tre signore mi stringono la mano, si complimentano. E soprattutto, ci ringraziano per il regalo.
Provo sempre uno strano senso di pena a trovarmi di fronte la povertà di spirito che attanaglia questa umanità. Per chi non capisce la bellezza anche quando ci sbatte il muso contro.
Per fortuna esiste sempre il riscatto a rifondere il coraggio.