Ben accompagnati

Ph. Giuseppe Chiantera

Attigliano (TR), 20 Settembre 2020
14ª tappa Oltre Tevere, Alviano – Bomarzo, 27 km

 

Cammino. Ripesco un appunto dell’anno scorso sulla solitudine in marcia verso la Serbia.
Tema ricorrente a cui sono legato.

“Non cammino mai da solo e c’è sempre qualcuno che mi accompagna.
Credo sia esagerato parlare di angeli.  È più come l’ombra del ricordo di persone vicine e lontane, nello spazio e nel tempo. La proiezione degli amici che non ci sono più su questo piano di esistenza mi segue, mi guida passo dopo passo. Gaia, Antonio, Gianmaria, Emiliano. Parlano e parlano mentre io ascolto e ascolto, aspettando di diventare anche io un raggio di luce, particella non calcolabile in massa e velocità. Essa stessa vento che bisbiglia”

Non so perchè mi venga in mente. Forse perchè oggi abbiamo ospiti. Ma in carne ossa. I miei, i nostri  viaggi sono aperti, partecipati come ci piace dire ad assecondare i lato hipster della questione. E qualcuno qualche volta raccoglie l’invito, che parlare di offerta è troppo. O forse ci casca.

Gruppo Ape di Roma. Associazione proletari escursionisti. Giuseppe di Oltre Tevere è fra i fondatori e coinvolge la sezione in una tappa del progetto. (Siamo in 20 il giorno 20 nel 2020, per chi ama questo genere di cose) Prosaicamente Ape ha perso la seconda “a” di antialcolica.
Storia bellissima primi 900 – Non proprio contemporaneo al Cai – ci tiene a precisare – Ma compagni, non borghesi-
La montagna e l’escursionismo per tenere lontani gli operai dalle osterie dove nelle poche ore libere si mangiavano i  pochi soldi dei pochi stipendi.
– Anche se noi adesso facciamo il contrario-  ride – camminiamo per berci delle gran birre a fine escursione –
E non può che trovarmi d’accordo. La prima reintegra i sali, la seconda è per il gusto e dalla terza cominciamo a ragionare.
Camminare in gruppo offre aspetti faticosi. Innegabile. Ma oggi è una festa.
Una pausa pipì e una lamentela in più sono un buon prezzo da pagare per risate e canti partigiani. Nuovi incontri, storie di vita raccontate al ritmo lento dello passo sulla ghiaia.
Si aspettavano una tappa lungo fiume, chiedono del Tevere.  La conformazione del territorio non lo permette. Cominciamo a scollinare. Nessuno si lamenta, gente avvezza agli imprevisti e che li sa pure  apprezzare. E questo è importante.
Alla fine  i calanchi umbri sono un sogno una pista di volo in cresta sulla quale atterrare lenti su Attigliano.
Chiudo un occhio e immagino un finestrino sul paesaggio scottato giallo. Su un casolare abbandonato laggiù in basso, vicino la ferrovia, fra i campi di erba medica. E riecco il Tevere che ormai è un signor fiume.
Il tempo porta. Sole e nuvole, anche se dà pioggia dal mattino e nessuno ne parla.
Due chilometri prima dell’arrivo  la prendiamo. Stanchi e sudati. Ma va bene così. Il sole frastaglia controluce il verde dei campi. Una quercia offre riparo. Non dobbiamo manco dircelo e siamo in cerchio.

Una ragazza con gli occhi blu cielo comincia a cantare d’amore.
Un’altra invece da segni di nervosismo, ma poi capisce. O almeno pare.

Ripetiamo le strofe. La pioggia passa.
Riprendiamo la marcia.

Mentre mi tolgo la mantella penso che questo è quanto basta.
L’onore e il piacere di condividere con sconosciuti una microscopica porzione di spazio e di tempo sconosciuti. Prerogativa di chi se li conquista.