Firenze, 14 Giugno 2019
Il giorno della partenza.
Da Grassina a Fiesole per 17 Km
Mi alzo presto, come merita ogni partenza. Ho scordato di mettere la moto nel capanno. Non la rivedrò per un po’. Un’upupa taglia in diagonale il giardino con il suo volo ubriaco e si posa sul mandorlo di fronte a me. Il ramo secco che sbuca dal fogliame in alto sembra un femore disossato lanciato lì da un killer pazzo. L’upupa mi fissa apre la cresta, la richiude e scappa via. Li ho sempre trovati affascinanti, i Sid Vicius dei pennuti. Vistosi e sfacciati. Nella storia dell’arte e nella tradizione è invece un animale considerato nefasto, se non addirittura diabolico per via del suo verso e dell’afrore. Giusto i sufi lo considerano messaggero del verbo del profeta, e nel Corano l’upupa è il messaggero che avvisa il Re Salomone dell’esistenza della regina di Saba a cui chiederà poi di convertirsi. Decido che sarà l’animale guida di questo viaggio. Ogni viaggio ne ha uno. Quaranta minuti dopo Ilaria ed io siamo ai piedi della collina.
Come si risvegliasse da un sogno mi chiede: “Hai poi chiuso la finestra della camera?”
“Io? No”
“Ma cazzo, te l’avevo chiesto”
“Non ho sentito e non mi è venuto in mente. Non l’hai chiusa tu?”
“Io no”
Inutile stare a discutere. Appoggio lo zaino e mi incammino in salita. Faccio autostop e un ragazzo rumeno mi carica sul suo camion mentre urla dentro al suo telefonino.
Avrà portato sfiga sta upupa?
E invece no. La finestra della camera come ovvio risulta chiusa e te pareva. In compenso il frigorifero in cucina, è misteriosamente spalancato con quello che questo avrebbe comportato. Lo chiudo e lui sobbalza.
Allora mi siedo e bevo una tazza di the immerso nel silenzio più assoluto della casa. Respirando a fondo, ruotando intorno la testa nella penombra del mattino. Mi accorgo che nella fretta non mi ero ritagliato mezzo secondo per farlo. Quando si parte per un cammino, non si lasciano cose in sospeso, con niente e nessuno. Si saldano i debiti e si porgono le scuse se necessario. Soprattutto si chiudono i frigoriferi. Sciacquo la tazza, chiudo la porta e ricorro giù per la collina. Ilaria e Arno sono seduti su un muretto che mi aspettano.
“Ci sei stato poco alla fine”
“Mi sa che ho trovato l’animale guida per questo viaggio”. Non gliel’avevo ancora detto.