Sansepolcro (AR), 07 Settembre 2020
3ª tappa Oltre Tevere, Pieve S.Stefano – Sansepolcro, 25 km
Claudia cammina con il sole alle spalle. Vento tiepido di fine giornata sospinge da poppa, asciuga il sudore sulla schiena. La polvere si alza in piccoli mulinelli che sembrano disegnati per un cartone animato.
Luce incantata fra le coltivazioni di erbe medicinali. Profumo di liquirizia in competizione schietta con l’achillea. Finocchietto sfiorito sul bordo strada.
Ma Sansepolcro, là sul fondo, non arriva mai, dopo una tappa di quasi venticinque chilometri.
L’umore è comunque alto. Nessuna lamentela, nessun rimpianto. Stanchi ma felici, insomma. Occhi e cuori pieni. Rumore di piedi in marcia sulla strada bianca fra i campi.
Una contadina raccoglie patate con un secchiello blu in mano. Ha un labrador nero che si chiama Linda che é curiosa di noi. Due chiacchiere fra canari, un saluto da lontano.
Poi Claudia mi dice una cosa che mi stupisce.
Sono lì che sparo il mio missile retorico sulla libertà assoluta del camminare. Quanto una vita intera possa stare dentro uno zaino. L’assecondare il ritmo del corpo, delle giornate e delle stagioni. Tutte cose vere, per carità. Il cielo stellato sopra di me e ste cazzate qui.
– La cosa che mi colpisce di più – dice di profilo in controluce – è il non dover tornare indietro –
Lei conosce le Apuane e cammina anche duro, ma non ha mai fatto un viaggio di più giorni.
– Cioè il dover andare sempre in avanti. Questo è un modo di viaggiare che non prevede indietro –
Me ne resto zitto a meditare sul quanto abbia ragione. E su quanto sia ferale in realtà la questione. Sul come non ci avessi mai pensato in questi anni, e soprattutto su quanto ora mi senta un pirla.
Sansepolcro alla fine arriva. Come sempre.
Vino rosso e ciaccia fritta per tutti. Tumpi esausto dorme sotto il tavolo.