• DERIVA IDEOLOGICA •

08 Settembre 2015, Craco Vecchia – Ferrandina Scalo
Km percorsi: 23

Scena 14

Sembriamo un gruppo di bersaglieri. Settimo giorno in marcia senza nemmeno uno di pausa nel mezzo. Galoppiamo più che camminare.
Mentre scendiamo spediti per stradine e sentieri in direzione dei calanchi di Ferrandina, sorrido. Anche questa magia del cammino, è fatta. Lo zaino non fa più male, le scarpe hanno preso la forma, di acido lattico manco l’ombra. Ormai possiamo dedicarci solo a divertirci e parlare senza distrazioni o pensieri. Sole, vento e temperatura perfetta aiutano. Rubiamo pesche zuccherine dagli alberi e guadiamo ruscelli, con Ivan e Maurizio che a colpi di bastone aprono la pista a me e Ilaria. Gonfiano il petto da tacchini, si mettono sull’attenti e fanno la voce dell’Istituto Luce.
“I giovani legionari italici, di antica stirpe imperiale, procedono mossi da ardente lèna, per portare al popolo africano i doni della cultura e della tecnologia fasciste!” Ridiamo come scemi.
Maurizio allora ci racconta un suo sogno. Un suo vicino di casa che in televisione, da Fabrizio Frizzi, dichiara: “ Per me, un bell’uomo da giovane, era Priebke!” Frizzi sbianca e tutto lo studio in subbuglio.
Ci cappottiamo con le lacrime agli occhi in un prato.
Allora io racconto il mio, quello con Andreotti nel suo ufficio che mi accoglie sfregandosi le mani e dice: “Vieni Pietro…ti devo parlare…”
Quasi a monito, per la deriva reazionaria presa dal gruppo, arriviamo al bar di Ferrandina sedendoci sotto gli stendardi di Rifondazione Comunista.
Di fianco a noi un vecchietto che tutti chiamano Kruscev, che ci rimette sulla retta via. Non solo quella ideologica…

Scena 15

Il sig. Antonio ha dita grosse come salsicce. Unghie lunghe e tozze che batte sul mio Ipad muovendo la mappa con i sentieri per il giorno dopo. Siamo tutti molto stupiti della confidenza di questo anziano pastore, con la tecnologia touch. Io, di mio, sono molto più preoccupato per il povero monitor che vedo già in frantumi. Superata la diffidenza iniziale, alla fine, ci offre ospitalità per la notte
Ci fa montare le tende nel suo granaio allungandoci anche sedie e tavolo di plastica da portare su.
Ed eccoci qui, alla base delle rovine del castello di Uggiano. Un tramonto viola, nell’aria che pizzica, trasforma per questi nostri ricordi, la Lucania in Scozia.
Banchettiamo con pane e caciocavallo dell’azienda del Sig. Antonio. Lui prende la panda e se ne va a dormire in paese, intimandoci di non dargli fuoco alla stalla. “Non combinate casini” dice, salutando con la mano.
Mi addormento nel buio più assoluto, giusto il tempo di sentire il nitrito rassicurante dei cavalli, che girano liberi, e sono curiosi di noi.