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St. Maximin le Sainte-Baume, martedì 19 agosto 2014
XLII tappa: Brignoles – St Maximin-la-Sainte-Baume, 20 km


“La minestra sta all’infanzia come il comunismo alla
democrazia”

Quino-Mafalda

 

 

Ho superato il massiccio dell’Esterel senza intoppi, pensavo peggio. Una giornata
da le Napoule a Frejus, metà strada poco trafficata nei boschi e metà sentiero
ben segnato in cresta. Paesaggio più spagnolo che francese, rocce rosse e
vegetazione bassa. Cocuzzoli spelacchiati con il mare sul fondo. Poi, tre
giorni di vigneti uno in fila all’altro, cantine e chateaux da film dove non mi
fermo nemmeno per berne uno mezza volta perché -molto fiero di me- provo a
curarmi questa fastidiosa gastrite che mi perseguita da un anno.
Ho trentaquattro anni, non fumo da due, sono vegetariano da venti e adesso
nemmeno bevo alcolici, o ci provo almeno. Gesù. Che noia micidiale. Che devo
fare? E soprattutto: chi si innamorerà di me, tapino? O incontrerò la
reincarnazione di Santa Maria Goretti o per me non ci sarà speranza, temo.
Qualche giorno fa mio padre mi ha illuminato con un sagace “Puoi sempre
recitare preghiere in latino”. E simpatia portami via, come si suol dire.
Io comincio invece a pensare a qualche oppiaceo. Così tanto per. Giusto per
avere un qualche vizio da vantare con gli amici al bar davanti a un ginseng in
tazza grande che nemmeno bevo il caffè che mi fa schifo. Credo di essere
l’unico italiano sul globo.
E a proposito di italiani: sono a St. Maximin la Sainte-Baume che é una delle
tappe che aspettavo, visto che é uno dei centri più grossi prima di arrivare ad
Aix Saint Provence. Questo dovrebbe voler dire persone, strade, bar, negozi,
movimento, civiltà. Vita, insomma.
Non mi dispiace l’idea, visto che saranno pure belle le vigne francesi, ma come
per le colline toscane, anche qui, dopo tre giorni ininterrotti di campi,
grappoli e trattori, sono diventato una sorta di Tom Hanks in Castaway. Mi
manca giusto un pallone da pallavolo e ho fatto.
Appena arrivato nel centro del paese spendo una mezz’ora per l’altra buona
ragione per essere qui: l’incredibile basilica gotica edificata nel XIII
secolo, meta di pellegrinaggi medioevali e di devozione per supposta sepoltura
di Maria Maddalena. Chiedo due informazioni al primo padre che incontro nella
navata centrale e che parla un perfetto italiano.
“Ho origini piemontesi” mi dice.
“Ah, e di dove?”
“Di Mondovì, vicino a Cuneo”
E te pareva. Non mi stupisce la cosa. Ovunque sono stato nel mondo ho
incontrato qualcuno di Mondovì. Ma davvero. Pure in Cina, mentre girellavo
nella residenza di primavera dell’imperatore, mi sono imbattuto in due coppie
di arzilli pensionati monregalesi che, pensandomi inglese, si sono lanciati in
una sfilza di commenti non proprio lusinghieri nei confronti del mio giovanile
look tardo punk. Ma l’as vist cüma l’é cümbiná? Ma hai visto come é combinato?
“Aaaa, anche voi italiani?”
E sbiancando: “No, no. Di Mondovì!” Arrivati fin li in camper dopo
sei mesi di viaggio (!!!) si apprestavano in tempo in tempo a fare sta bella
figura da pirla con il sottoscritto.
In ogni caso delle due l’una: o a Mondovì si riproduco ad una velocità tale che
la cittadina pedemontana non sostiene la vertiginosa crescita demografica,
oppure é un posto talmente da suicidio che, o ci si fa preti, o si parte per la
Cina in camper. I più spregiudicati si fanno preti in camper andando in Cina,
non so.
Quel che so é che, per una strana giravolta poetica, questo commovente incontro
fra migranti, mi ispira a scrivere questo post di divagazione e sopratutto di
confronto su alcune fondamentali questioni “Italia-Francia”, dopo
dieci giorni oltre confine.
Tre, in particolare, mi premono come di vitale importanza, anche se anticipo
che la partita si concluderá con una salomonica parità.

Primo: i francesi hanno le spiagge libere. Vedere uno stabilimento balneare é
pressoché impossibile. Ogni cinquecento metri circa ci sono docce, bagni
pubblici e aree di soccorso. I chioschetti per bere i maledetti cocktails
stanno sulla passeggiata dove dovrebbero essere. Ci si può fermare dove si pare
e fare il bagno su spiagge linde e pinte. Non ci sono energumeni coatti e tatuati
che battendosi il petto ugha-ugha ti dicono che lì proprio non ci puoi stare.
Credo che questa si chiami democrazia.
(Altro piccolo dettaglio: chiunque può stare in topless senza essere
considerata per forza una zoccola)

Secondo: camminando ho incrociato una miriade di linee ferroviarie abbandonate
che ho anche seguito a piedi per lunghi tratti. L’ultima proprio entrando a St.
Maximin. E che ci fanno i cugini francesi? Le lasciano alle ortiche? Noooooo.
Ci girano sopra con dei trabiccoli a pedali a due o quattro posti fra stazioni
in disuso, boschi e gallerie. Una ficata insomma. Si affittano al prezzo di due
euro l’ora, o poco più, mi pare. Direi che si può fare. E credo che questa
invece si chiami scaltrezza, intelligenza, furbizia oppure, semplicemente, buon
senso.

Due a zero per la Francia, ma…

Terzo: dopo tre secoli, i francesi non hanno ancora i bidet in casa. Come gli
inglesi lo so. Ma questo, unito al fatto che mettono pure la tazza in una
stanzetta della vergogna, esattamente dalla parte opposta dove uno poi si fa la
doccia o si lava le mani, li getta al fondo della classifica della praticità.
Fai la cacca a nord e ti tergi a sud, o viceversa. Ma che senso ha? Mi sono
perso un qualche strano tipo di feng-shui legato alle energie intestinali?

Quindi come si diceva, facciamo che finisce in parità e vogliamoci sempre bene.

Altra cosa ho notato, che però proprio non riesco a catalogare e classificare.
Forse qualcuno saprà aiutarmi: ogni paese, paesino, cittadina e città italiana
che si avvicina su una qualunque strada é circondata da un anello, una cinta,
una fortificazione di parrucchiere e barbieri. Insegne con le forbici anni ‘80.
Molto amici delle lacche e poco dell’ozono. In Francia no. La difesa civica é
appannaggio delle bulangerie. Molto amici del colesterolo e poco della bilancia.
Non mi spiego il senso della cosa, ma di certo é che, se mai la rivoluzione
arriverà, i cugini francesi avranno croissant in abbondanza,mentre gli
italiani, di contro, saranno in perfetto ordine, phonati e pettinati a puntino.